Nino Pecoraro ha un solo, piccolo, rimpianto: non aver smesso di giocare prima, per dedicarsi sin da subito all’allenamento. L’amore per il calcio, le idee di gioco, le ambizioni, la nostalgia del campo ai tempi del Coronavirus… potrete comprendere tutto questo, leggendo “sopra e/o sotto” le righe di questa chiaccherata con Nino Pecoraro, ormai al sesto anno sulla panchina del Via dell’Acciaio. Società blaugrana che rappresenta il suo presente, ma anche la sua prima volta da allenatore…
Buongiorno mister, raccontaci la tua storia: partendo proprio da Pecoraro giocatore.
“Ho iniziato a giocare a calcio da piccolo nel Levante C, poi ho giocato alla Virtus Sestri, dopodiché ho fatto un periodo di stop perché navigavo, per lavoro… quando sono tornato, sono ritornoato alla Virtus, poi Borzoli, mezza stagione alla Zagagara, GRF Rapallo, un’altra mezza stagione alla Campese, Multedo, e infine sono tornato a Borzoli da giocatore/allenatore in seconda”.
Poi?
“Poi ho smesso di giocare, e ho fatto due anni al fianco di Varlani come vice (anni in cui abbiamo ottenuto la promozione col Borzoli)”.
Quindi hai sempre avuto un po’ dentro di te la voglia e la passione di allenare?
“Ricordo che i miei ex compagni di squadra mi dicevano spesso che avrei dovuto fare l’allenatore: mi piaceva sin da giocatore parlare e dare consigli. A posteriori, ti dico che forse avrei dovuto smettere prima di giocare per dedicarmi all’allenamento. Già in campo dispensavo consigli, chiamavo le posizioni… e durante gli allenamenti in settimana, cercavo sempre di dare una mano e di essere d’aiuto al mister. C’erano i giocatori che odiavano allenarsi, e invece a me piaceva molto”
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C’è un episodio che ricordi con piacere e soddisfazione da allenatore, in cui magari ti sei ritrovato a risolvere una situazione.
“Sì, risale a due anni fa. Giocavamo contro la Calvarese. Punizione per noi, feci un cambio per far subentrare dalla panchina Emanuele De Vincenzo e fargliela battere (era appena arrivato al Via dell’Acciaio) – “Entra e battila tu!” – “Ma no mister, appena entrato?” – anche tra gli altri giocatori in campo, ricordo che c’era qualcuno che si proponeva per la battuta. Ma rimasi sulla mia posizione. De Vincenzo fece gol, e grazie a quella rete abbiamo vinto”.
Cosa ne pensi della regola dei giovani?
“Guarda, io spesso ho giocato con quattro fuori quota in campo, perché sono bravi! E toglievano tranquillamente il posto ai grandi… secondo me, questa regola andrebbe rivista: per squadre come il Via dell’Acciaio che non hanno un settore giovanile, non è sempre così semplice. Sono a favore dei giovani, ma sono convinto che debbano giocare per meritocrazia e non per l’esistenza di questa regola“.
Voi al Via dell’Acciaio siete messi bene a giovani…
“Eh si, siamo una delle squadre con l’età media più bassa della categoria. Un giovane che mi ha impressionato è Manuel Trudu, classe 2000, secondo miglior marcatore del Via dell’Acciaio (cinque reti, ndr). Ti dico la verità, l’anno precedente era al Serra Riccò e non aveva finito la stagione, non lo conoscevo tantissimo: per questo mi ha piacevolmente sorpreso, non pensavo fosse così bravo. E, al di là della regola del giovane, lui ha sempre giocato, fatta eccezione per quando era infortunato o squalificato”.
C’è stato per te, tra i dilettanti, un allenatore che ti sia stato d’ispirazione: un tecnico che hai avuto da giocatore, e magari qualche mister che incontri da avversario…
“Tra quelli che ho avuto, è stato per me un ottimo allenatore Ruggero Rossi, che ho avuto a Rapallo. Tra gli avversari, stimo molto Guido Poggi: come tecnico e come persona. Poi a Cornigliano ho avuto modo di vedere all’opera Beppe Maisano durante gli allenamenti: una persona davvero molto preparata e scrupolosa”.
Tra i professionisti c’è qualche allenatore che stimi particolarmente?
“Mi piacciono molto i principi di gioco di Roberto De Zerbi“.
Invece, per il sistema di gioco che ti piace trasmettere alle tue squadre, esiste l’identikit del giocatore di cui non puoi proprio fare a meno?
“Proponendo il 4-3-3, punto molto sugli esterni alti: devono fare benissimo le due fasi, sia quella di possesso che di non possesso. Si devono fare il c**o! E devono cercare sempre di creare superiorità, avere buone doti di dribbling: tecnica e corsa. Questi sono i giocatori ideali che vorrei sempre avere nella mia squadra. Le fortune e le soddisfazioni che mi sono tolto sino ad oggi, sono arrivate grazie a loro. Poi, è chiaro che anche tutti gli altri ruoli siano importanti, a partire dal finalizzatore… però diciamo che gli esterni sono la chiave del mio sistema di gioco”.
Questo è il sesto anno sulla panchina del Via dell’Acciaio: quale stagione ti ha dato le maggiori soddisfazioni?
“Non è facile scegliere… nella mia prima stagione con il Via dell’Acciaio, ricordo che siamo partiti con tante novità e ci siamo salvati ai play out: una salvezza che per me è stata una gran bella soddifazione. L’anno dopo abbiamo perso la finale di Coppa… diciamo che se ti devo dire una stagione però, ti dico quella dell’anno scorso con la promozione in Promozione: è stato davvero bellissimo”.
Una squadra che da neopromossa, si stava comprando bene anche nel difficile campionato di Promozione…
“Abbiamo perso le ultime due partite: con la Sestrese, con cui però ce la siamo giocata alla pari, e con il Bragno, dove invece abbiamo dominato ma perso al 93esimo minuto. Una partita che dovevamo vincere. Al di là delle ultime settimane, era una squadra quasi completamente nuova (solo quattro giocatori dell’anno precedente): abbiamo fatto la preparazione a Sestri… è stato inizialmente difficile. Però sì, ci stavamo comportando bene: e avremmo potuto terminare bene la stagione, perché eravamo in forma. Ma purtroppo, è arrivato questo stop che ha sorpreso tutti…”
Cosa ne pensi di tutto quello che sta succedendo?
C’è sempre la speranza di riprendere a giocare, vorrei sempre essere su un campo di calcio. Purtroppo, la vedo dura, perché in questo momento ci sono cose più importanti a cui pensare. Se non si dovesse riprendere, secondo me la decisione più corretta è quella di annullare tutto, comprese promozioni e retrocessioni. E se alcune squadre, come purtroppo probabilmente accadrà, andassero in difficoltà e non riuscissero a iscriversi al prossimo campionato, farei dei ripescaggi utilizzando le ultime classifiche. Purtroppo, si scontenterà tutti: penso al Borzoli… però mancano troppe partite, e finché non c’è la matematica tutte le squadre possono provare a giocarsela. Penso soprattutto alle squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere: condannare su questa base a una retrocessione non sarebbe giusto.
Mi manca molto il campo e mi mancano i miei ragazzi: concludere così una stagione lascia un po’ l’amaro in bocca. Il calcio è la cosa più bella che ho… nel mio caso, è stato un po’ come togliere un lecca-lecca a un bambino! E poi, cosa ne sarà della prossima stagione? Come ci comporteremo? Con quali precauzioni riusciremo ad andare avanti? Sarà sicuramente tutto diverso. Il calcio cambierà“.
Concludiamo così mister, cosa riserva il tuo futuro? Dove ti vedi tra qualche anno?
“Spero di salire di categoria, arrivare almeno in Eccellenza. Non so con quale squadra. Spero di riuscire a fare qualcosina in più… è chiaro che mi piacerebbe arrivare il più alto possibile!
Volevo ringraziare voi, la redazione di Dilettantissimo, per il lavoro che state facendo: ci state tenendo compagnia, cercando di parlare di quello che più ci piace, il calcio”.
E noi non possiamo che apprezzare questi complimenti. Abbiamo deciso di intraprendere questo tipo di percorso perché il calcio ci manca: e non potendo parlare del nostro amato calcio giocato, abbiamo cercato a nostro modo di tenervi compagnia con qualche risata, qualche ricordo o qualche racconto… sperando che possa farvi sognare ed emozionare anche dalle vostre case!