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La rassegna stampa a cura di Dilettantissimo – Secondo uno studio, rischio contagio più basso per i dilettanti

Dilettanti – Rischio Covid più basso per i dilettanti, secondo uno studio

Secondo questo articolo pubblicato nella giornata di ieri su CalcioeFinanza.it, il rischio di diffondere il Coronavirus durante una partita è considerevolmente più basso per i dilettanti che per i professionisti: a dichiararlo uno studio dell’Università di Aarhus,  che in uno studio precedente avevano analizzato il rischio contagio basandosi sui dati della Super League danese. L’analisi mostrerebbe che i dilettanti e i ragazzi dei settori giovanili si trovano a una distanza di 1,5 metri l’uno dall’altro per un totale di soli 60 secondi all’ora di calcio in media. Nel 60% dei casi in cui i giocatori entrano in contatto, dura meno di un secondo. I risultati possono fornire una spinta significativa per coloro che auspicano una ripresa rapida del calcio dilettantistico e di quello giovanile.

La ricerca si basa sull’analisi posizione per posizione del rischio per i calciatori, prendendo in considerazione la quantità di contatti con altri giocatori sul terreno di gioco. Secondo questo studio, a maggior rischio sarebbero gli attaccanti centrali mentre, come immaginabile, i portieri sarebbero quelli meno esposti.

«Le cifre – spiega lo studio – mostrano che il contatto durante la pratica di uno “sport di contatto” come il calcio è relativamente basso se si considera l’attività lasciando da parte i contrasti, le sostituzioni e gli spostamenti condivisi». Thomas Bull Andersen, professore associato all’Università di Aarhus, ha raccontato al Telegraph: «Abbiamo scoperto che l’esposizione per dilettanti e giovani giocatori era circa la metà, o meno della metà, rispetto ai giocatori professionisti. Non sono così veloci e così vicini ai loro avversari come i giocatori d’alto livello». (CalcioeFinanza.it)

 

Dilettanti – «SOS, AIUTO SUBITO», continua l’inchiesta sui Dilettanti di TuttoSport.

Continua l’interessante inchiesta su TuttoSport dedicata alla situazione dei dilettanti: dopo le parole del presidente del Borgosesia Michele Pizzi, che ieri si è fatto portavoce di tutta una serie di proposte e richieste al numero uno della LND Cosimo Sibilia, nella “seconda puntata” tocca ad Angelo Frau, presidente del Cit Turin, storica società del capoluogo piemontese che con i suoi 700 tesserati – dalla Prima Squadra in promozione alla Scuola Calcio, passando per il settore femminile – è degna rappresentante di quel calcio dilettantistico e giovanile che attende risposte, aiuti concreti e prospettive. E soprattutto, di indicazioni per ripartire. Ma da dove?

«Questo stop ci è costato circa 150 mila euro: sono mancate le entrate degli affitti dei campi, quelle delle partite e di tutti i tornei, che a loro volta creavano introiti connessi quali ad esempio quelli del bar. Difficoltà delle famiglie? Dico che a livello nazionale deve essere previsto un aiuto diretto che copra almeno in parte la quota d’iscrizione individuale. Nel calcio, come in qualsiasi sport. Sono certo che la nostra Federazione manterrà gli impegni e adatterà i costi di iscrizione per la nuova stagione». (Silvia Campanaella, TuttoSport, pag. 4)

 

Serie A – ECCO LA DATA: in campo dal 13 giugno per poter assegnare anche la Coppa Italia, ora decide il Governo

Sabato 13 giugno è la data cerchiata sul calendario delle società come quella del riavvio del campionato. Le criticità restano, timore condiviso anche nella lunga assemblea di Lega di ieri, durata quattro ore, con i vertici dei club video collegati in riunione. Per il ministro dello Sport Spadafora saranno necessari altri giorni per verificare la curva dei contagi, prima di poter eventualmente riprendere i vari tornei. Già definita una bozza di calendario per la distribuzione delle dodici partite che mancano alla fine della A, 13 per chi deve recuperare il turno. Ci sarebbe anche il tempo di salvaguiardare anche lo svolgimento della Coppa Italia, con finale ipotizzabile il 22 luglio. Sull’ipotesi di di ripresa il 13 giugno, si sono espressi a favore 15 club su 20, gli altri cinque (Torino, Udinese, Sassuolo, Napoli e Sampdoria) chiedevano una settimana di preparazione in più. (Alessandra Gozzini, Gazzetta dello Sport, pag. 2)

SERIE A – Ripresa, Spadafora: «Servono maggiori certezze»

Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha parlato ieri mattina in senato riguardo la ripresa della Serie A e i protocolli per ricominciare gli allenamenti di squadra. Ecco le sue dichiarazioni: «Ho tenuto contatti, già da prima del lockdown, con il CONI e con tutte le federazioni che a noi – come Governo – potessero aiutarci a prendere atto di cosa stesse succedendo nel nostro Paese. Sono stato in contatto con i ministri dello Sport degli altri stati europei, per cercare di adottare una linea comune. Fermarsi era necessario, tutti lo ritenevano giusto: il rinvio delle Olimpiadi lo dimostra. In Italia abbiamo rinunciato al Giro D’Italia, a EURO 2020 e tanto altro. La linea del Governo è stata sempre una linea di prudenza e di tutela della salute».

«Abbiamo permesso nuovamente – continua il ministro dello Sport – l’attività fisica all’aperto, così come gli allenamenti individuali degli atleti professionisti. In queste settimane abbiamo lavorato senza sosta per dare risposta a tutto il mondo dello sport, anche se l’attenzione si è concentrata negli ultimi giorni sul tema del calcio: sono consapevole della passione che muove questo settore, che rappresenta anche un’industria fondamentale per il nostro Paese. Ho trovato però eccessivo l’inasprimento del dibattito mediatico: l’altro ieri sono arrivate le valutazioni del CTS sul protocollo proposto dalla Figc per la ripresa degli allenamenti di squadra. E, onestamente, non riesco a spiegarmi le perplessità che, in molti, la risposta del CTS ha suscitato».

Spadafora si sofferma anche sull’eventuale ripresa dei campionati, e sulle difficoltà che essa comporta: «Se il campionato riprenderà, sarà per via di un’ordinata successione di lavori e di protocolli, elaborati per garantire la sicurezza di chiunque lavori in questo settore. Che il quadro generale non consentisse fughe in avanti era oggettivo: tutti gli altri paesi stanno comportanti come noi e hanno rinviato questa decisione ad un momento di maggiori certezze, legate chiaramente all’andamento della curva di contagi. Perché se una cassiera è positiva non si chiude il negozio, mentre se si ammala un calciatore tutto il club va in quarantena? Nel calcio ci si tocca, si suda, si ha contatto fisico: nel supermercato invece non è necessario». (Gianlucadimarzio.com)

 

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